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La didattica online ha permesso di concludere l’ultimo anno scolastico e diventerà complementare al classico modello di insegnamento attraverso specifiche linee guida.
Il digitale ha fatto breccia in un mondo, quello dell’education, spesso e volentieri ancorato a vecchi paradigmi e che ha ora una grande opportunità di sviluppo e di innovazione.

IN VIAGGIO VERSO LA SMART EDUCATION GRAZIE ALLE TECNOLOGIE WIRELESS

 

La didattica online, con professori e alunni rigorosamente a casa propria per rispettare le restrizioni previste dalle norme anti-contagio, ha permesso di concludere l’anno scolastico. È un ritornello sentito più volte in questi mesi e non si tratta in effetti di un esperimento a termine, bensì di uno strumento che diventerà complementare al classico modello di insegnamento (inizialmente solo per gli studenti delle scuole superiori italiane) attraverso specifiche linee guida. Il digitale ha quindi fatto breccia in un mondo, quello dell’istruzione , spesso e volentieri ancorato a vecchi paradigmi e si candida a giocare un ruolo importante anche in considerazione del fatto che sono gli stessi studenti, in due casi su tre come conferma una recente indagine di Ipsos-Federica Weblearning (il centro per il distance learning dell’Università Federico II di Napoli), a caldeggiarne l’utilizzo, chiedendo di combinare le lezioni in aula con quelle online.

È vero che, come comprensibile, la formazione in aula rimane oggi una scelta privilegiata rispetto a quella a distanza, ma è anche molto indicativo il fatto che la stragrande maggioranza della popolazione studentesca si dica convinta dell’irreversibilità della trasformazione digitale della didattica. Il settore dell’education ha di fronte una grande opportunità di sviluppo e di innovazione e deve quindi affrontare problemi di ordine culturale e legati alla dotazione tecnologica e infrastrutturale di famiglie e scuole. La didattica a distanza, proprio perché soluzione di emergenza adottata per ovviare all’impossibilità della prossimità fisica, è solo il primo passo e ha rivelato chiaramente come la diversa disponibilità di dispositivi e capacità di rete per sostenere l’aumento del traffico dati possa creare situazioni di divario fra aree diverse del Paese. Portare nel mondo virtuale lezioni e interrogazioni, e condividerle con più utenti collegati contemporaneamente, è solo il primo passo. Fare scuola in modo diverso si può, e le soluzioni per migliorare l’esperienza didattica all’insegna di maggiore collaborazione e di un approccio orientato alla co-creazione ci sono e sono collaudate, dalle sessioni di videoconferenza in streaming su piattaforme gratuite come Microsoft Teams for Education (che permette di supportare fino a 49 partecipanti su singolo schermo ed è attualmente utilizzato da oltre il 70% delle Università italiane) a quelle fruite on demand in modalità asincrona (registrata). La didattica a distanza, bene però sottolinearlo, non è sinonimo di didattica digitale.

L’efficacia di qualsiasi modalità di insegnamento dipende, innanzitutto, dall’insegnante. Dalla sua percezione professionale e dal suo modo di rapportarsi con il contenuto. È indubbio che lo schermo del pc o del tablet non può replicare la presenza fisica, che spesso (soprattutto nella scuola primaria) costituisce il principale acceleratore del processo di apprendimento. Nel virtuale, e le piattaforme Mooc (Massive Open Online Course, corsi pensati per la formazione a distanza di un numero elevato di utenti) ne sono un esempio pratico, si sperimenta infatti una diversa tipologia di presenza, che prevede una partecipazione cognitiva e aperta ad attività collaterali come le ricerche da effettuare nel Web e la valorizzazione di collegamenti a sottomondi semantici complementari al “prodotto grezzo” proposto dal docente. Nella didattica digitale la proposta di contenuti è più semplice, grazie a software (come mappe o reti concettuali) che meglio si prestano alla rivisitazione collettiva del lavoro, e permette la costruzione di percorsi di apprendimento personalizzati e inclusivi. Questo non significa che la didattica digitale debba colonizzare la scuola, ma è sicuramente necessario che possa convivere con quella in presenza. I docenti, che hanno retto l’emergenza anche senza una rivisitazione del piano di studi con un uso intensivo delle tecnologie, sono ora chiamati a un nuovo passo in avanti per affrontare la sfida che li porterà a ripensare alla didattica in modo più completo e integrato con le soluzioni che il digitale offre, per trasformarla e farla evolvere verso una didattica amplificata dal digitale stesso , in grado di incontrare le abitudini “digital” degli studenti senza rinunciare al ruolo fisico dell’aula e del docente stesso.

Oltre alla necessità di creare percorsi di aggiornamento delle competenze di progettazione dei percorsi didattici che garantiscano l’utilizzo dei nuovi strumenti digitali, c’è un altro grande ostacolo da superare se si vuole parlare di smart education ed è rappresentato dai disservizi di connessione che nel periodo del lockdown hanno interessato una discreta fetta di studenti, creando una nuova forma di divario digitale. La connettività a banda ultralarga è infatti una base indispensabile per la didattica 4.0 e la soluzione che Vodafone ha messo in campo per garantirla ovunque si chiama Fixed Wireless Access, un sistema ibrido di connettività mista fibra-radio che assicura alte prestazioni anche nelle zone non coperte dalla rete ad alta velocità. L’obiettivo del piano pluriennale di Vodafone è di raggiungere con una connessione stabile e affidabile oltre 2mila comuni italiani, appoggiandosi alla qualità della propria rete mobile e ponendo le basi per distribuire su larga scala le potenzialità della nuova GigaNetwork 5G. La tecnologia di quinta generazione sarà infatti un elemento essenziale della società digitale e permetterà, nell’ambito della scuola, di sviluppare e abilitare forme di apprendimento sempre più naturali, fluide e intuitive che sfrutteranno le capacità delle nuove reti per il trasferimento dei dati fino al limite dei 10 Gigabit per secondo e le applicazioni più avanzate di realtà virtuale e aumentata.

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Vi sono sin d’ora diverse esperienze di successo legate all’adozione delle soluzioni di Vodafone Business in ambito smart education e fra queste spicca per esempio ERIS, ente di formazione professionale che fa parte di ASSOFOR, l’Associazione Organismi di Formazione Sicilia. Durante la fase di lockdown all’ente sono state fornite 1.500 SIM per la connessione dati per consentire a insegnanti e studenti di continuare a svolgere lezioni anche da remoto tramite i propri dispositivi. Una vera e propria eccellenza in fatto di utilizzo del digitale a supporto dell’attività didattica è la Provincia di Pavia, che ha implementato la connettività di Vodafone a 32 istituti scolastici per garantire ai docenti la possibilità di erogare le lezioni interattive a distanza e ha già pianificato per i mesi a venire l’adozione di dispositivi dedicati, soluzioni di cybersecurity e sale virtuali per video conferenze.

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